martedì 24 febbraio 2009

La paternità spirituale

Stavo leggendo un testo a cura del card. Tomáš Špidlík intitolato "I grandi mistici russi", a pag. 161 ho trovato alcune conferme in merito ad una questione di grande attualità: la difficoltà di trovare un padre (direttore) spirituale.

Lo starets ucraino a cui si deve l'istituzione della paternità spirituale nei monasteri, Paisij Velickovskij, rivolgendosi un giorno ad un giovane monaco moldavo chiamato Bessarione, in cerca di un direttore spirituale, gli disse:

“Fratello, tu mi costringi a dirti cose penose. Anch’io ho fatto la stessa esperienza…È difficile guidare qualcuno su vie che personalmente si ignorano. Soltanto chi ha sostenuto in se stesso la grande lotta contro le passioni e ha domato con l’aiuto di Cristo la concupiscenza carnale, la collera, la vanità e l’avarizia, chi ha guarito la propria anima con l’umiltà e la preghiera, può indicare al suo discepolo realmente, senza inganno, tutti i comandamenti e le virtù di Cristo. Ma dove potremo trovare un simile direttore? Non ce ne sono molti, soprattutto al nostro tempo. Quindi, non abbiamo che una sola via d’uscita: studiare giorno e notte la sacra Scrittura e le opere dei Padri, e chiedendo ai fratelli che pensano come noi e ai padri più anziani, imparare a mettere in pratica i comandamenti di Dio e imitare gli asceti di un tempo. Solamente in tale modo, con la grazia di Dio, in questa nostra epoca riusciremo a conseguire la salvezza”.

Paisij parlava dei suoi tempi, e noi cosa dovremmo dire allora?

La serie di consigli del saggio starets, validi ancora oggi, non devono tuttavia frenare la personale ricerca di un direttore spirituale, perchè se da un lato è vero che è raro incontrarne uno secondo il cuore di Dio, dall'altro non si può dubitare della loro esistenza.
Basta avere la volontà di cercarli e la perseveranza di pregare per incontrarli sul nostro cammino!

In merito a come dovrebbe essere un padre spirituale, poi, come insegna la storia dei monasteri russi riformati da Volokolamsk, la sola disciplina e autorità non bastano.
Allontanare la paternità spirituale dalla sapientia cordis, dalla conoscenza delle Scritture e dal primato della carità, vuol dire perdere di vista la volontà di Dio.

I tratti dominanti di un padre spirituale devono essere la compassione, la dolcezza, la tenerezza; aspetti che rendono simili al Cristo sofferente ed offerente.

Condivido in questo senso il pensiero che San Serafino di Sarov espresse al superiore di un monastero, quando spingendosi addirittura oltre il concetto di paternità, ebbe a dire:

“Sii una madre per i tuoi monaci, piuttosto che un padre…Una madre che ama non vive per se stessa ma per i suoi figli…Dev’essere indulgente verso le loro debolezze; sopportare con amore le loro malattie; fasciare i mali dei peccatori con le bende della misericordia; rialzare con dolcezza quelli che cadono, purificare nella pace quelli che si sono macchiati di qualche vizio ed imporre loro una razione supplementare di preghiera e di digiuno; ricoprirli di virtù attraverso l’insegnamento e l’esempio; seguirli costantemente e proteggere la loro pace interiore in modo da non dover mai sentire da parte loro il minimo rimprovero”.


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