Ricordiamoci sempre che il demonio ci mette davanti solo un’aspetto del Mistero della Croce e dunque della vittimalità di Cristo e in Cristo, cioè ci fa vedere solo le sofferenze di essa e ci fa pensare che sia dunque assurdo e impossibile volere partecipare a quel Mistero ; in realtà, però Gesù Crocifisso non era solo dolorante ma anche beato e chi vive unito alla sua Passione è sommamente beato già qui, in certo modo, ascoltate ciò che dice in proposito s. Caterina:
“..l’immacolato Agnello, il Figlio mio unigenito, .. stando sulla croce era beato e sofferente: sofferente nel portare la croce del corpo con grande dolore, e la croce del desiderio di riscattare la colpa dell’umanità; beato, perché la natura divina unita alla natura umana non poteva soffrire alcuna pena, e rendeva la sua anima costantemente beata mostrandosi a lei senza veli. Perciò era, insieme, beato e sofferente, perché la carne soffriva e la sua divinità non poteva soffrire; e neppure l’anima, per quella parte che sta sopra l’ intelletto.”
Testi magisteriali su questo punto:
Pio XII enciclica “Haurietis aquas”
“A buon diritto, dunque, il cuore del Verbo incarnato è considerato come il principale indice e simbolo di quel triplice amore, col quale il divino Redentore ha amato e continuamente ama l’eterno Padre e l’umanità. Esso, cioè, è anzitutto il simbolo di quell’amore divino, che egli ha comune con il Padre e con lo Spirito Santo, ma che soltanto in lui, perché Verbo fatto carne, si manifesta a noi attraverso il fragile e caduco corpo umano, "poiché in esso abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). Inoltre, il cuore di Cristo è il simbolo di quell’ardentissima carità che, infusa nella sua anima, costituisce la preziosa dote della sua volontà umana e i cui atti sono illuminati e diretti da una duplice perfettissima scienza, la beata e l’infusa (cf. Summa theol., III, q. 9, aa. 1-3: ed. Leon., t. XI, 1903, p. 142).”
Pio XII enciclica “Mystici corporis”
“Inoltre Cristo deve ritenersi Capo della Chiesa, perché, eccellendo nella pienezza e nella perfezione dei doni soprannaturali, il Suo Corpo mistico attinge dalla Sua pienezza. Infatti (osservano molti Padri), come il capo del nostro corpo mortale gode di tutti i sensi, mentre le altre parti del nostro composto usufruiscono soltanto del tatto, così le virtù, i doni, i carismi, che sono nella società cristiana, risplendono tutti in modo perfettissimo nel suo Capo Cristo. "In Lui piacque (al Padre) che abitasse ogni pienezza" (Col. I, 19). Lo adornano quei doni soprannaturali che accompagnano l’unione ipostatica, giacché lo Spirito Santo abita in Lui con tale pienezza di grazia da non potersene concepire maggiore. A lui è stato conferito "ogni potere sopra ogni carne" (cfr. Joan. XVII, 2); copiosissimi sono in Lui "tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col. II, 3). E anche la visione beatifica vige in Lui talmente, che sia per ambito sia per chiarezza supera del tutto la conoscenza beatifica di tutti i Santi del cielo. E infine Egli è talmente ripieno di grazia e di verità, che della sua inesausta pienezza noi tutti riceviamo (cfr. Joan. I, 14-16).
.. Il Figlio Unigenito di Dio, già prima dell’inizio del mondo, con la sua eterna infinita conoscenza e con un amore perpetuo, ci ha stretti a se. E perché potesse manifestare tale amore in modo ammirabile e del tutto visibile, congiunse a sé la nostra natura nell’unione ipostatica donde avviene che "in Cristo la nostra carne ami noi", come, con candida semplicità, osserva Massimo di Torino (Serm. XXIX; Migne, P. L., LVII, 594).
In verità, questa amantissima conoscenza, con la quale il divin Redentore ci ha seguiti sin dal primo istante della sua Incarnazione, supera ogni capacità della mente umana, giacché, per quella visione beatifica di cui godeva sin dal momento in cui fu ricevuto nel seno della Madre divina, Egli ha costantemente e perfettamente presenti tutte le membra del Corpo mistico e le abbraccia col Suo salvifico amore. O ammirabile degnazione della divina pietà verso di noi; o inestimabile ordine dell’immensa carità! Nel presepio, sulla Croce, nella gloria eterna del Padre, Cristo ha presenti e congiunti a Sé tutti i membri della Chiesa in modo molto più chiaro e più amorevole di quello con cui una madre guarda il suo figlio e se lo stringe al seno, e con cui un uomo conosce ed ama se stesso.”
Conseguenze importanti : dice Dio attraverso s. Caterina da Siena:
“ T’ho detto che i miei servi …. Corrono costoro senza conoscere negligenza lungo la via della dottrina di Cristo crocifisso, e non rallentano il cammino per ingiuria o persecuzione che sia loro fatta, né per alcun piacere con cui il mondo li voglia allettare. …Costoro imitano l’immacolato Agnello, l’unigenito Figlio mio, il quale stando sulla croce era beato e sofferente…. Similmente questi miei figli, giunti al terzo grado e al quarto stato di perfezione, sono sofferenti perché portano la croce, corporale e spirituale: soffrono, cioè, attualmente pene nei loro corpi, per quanto io lo permetto; e patiscono la croce del desiderio, ossia il tormentoso dolore per le offese a me recate (con i peccati n.d.c.) e per il danno che ne deriva al prossimo. Ma dico che costoro sono beati perché il diletto della carità, che li rende beati, non può mai esser loro strappato, così che essi ricevono il dono della gioia e della beatitudine".
“..l’immacolato Agnello, il Figlio mio unigenito, .. stando sulla croce era beato e sofferente: sofferente nel portare la croce del corpo con grande dolore, e la croce del desiderio di riscattare la colpa dell’umanità; beato, perché la natura divina unita alla natura umana non poteva soffrire alcuna pena, e rendeva la sua anima costantemente beata mostrandosi a lei senza veli. Perciò era, insieme, beato e sofferente, perché la carne soffriva e la sua divinità non poteva soffrire; e neppure l’anima, per quella parte che sta sopra l’ intelletto.”
Testi magisteriali su questo punto:
Pio XII enciclica “Haurietis aquas”
“A buon diritto, dunque, il cuore del Verbo incarnato è considerato come il principale indice e simbolo di quel triplice amore, col quale il divino Redentore ha amato e continuamente ama l’eterno Padre e l’umanità. Esso, cioè, è anzitutto il simbolo di quell’amore divino, che egli ha comune con il Padre e con lo Spirito Santo, ma che soltanto in lui, perché Verbo fatto carne, si manifesta a noi attraverso il fragile e caduco corpo umano, "poiché in esso abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). Inoltre, il cuore di Cristo è il simbolo di quell’ardentissima carità che, infusa nella sua anima, costituisce la preziosa dote della sua volontà umana e i cui atti sono illuminati e diretti da una duplice perfettissima scienza, la beata e l’infusa (cf. Summa theol., III, q. 9, aa. 1-3: ed. Leon., t. XI, 1903, p. 142).”
Pio XII enciclica “Mystici corporis”
“Inoltre Cristo deve ritenersi Capo della Chiesa, perché, eccellendo nella pienezza e nella perfezione dei doni soprannaturali, il Suo Corpo mistico attinge dalla Sua pienezza. Infatti (osservano molti Padri), come il capo del nostro corpo mortale gode di tutti i sensi, mentre le altre parti del nostro composto usufruiscono soltanto del tatto, così le virtù, i doni, i carismi, che sono nella società cristiana, risplendono tutti in modo perfettissimo nel suo Capo Cristo. "In Lui piacque (al Padre) che abitasse ogni pienezza" (Col. I, 19). Lo adornano quei doni soprannaturali che accompagnano l’unione ipostatica, giacché lo Spirito Santo abita in Lui con tale pienezza di grazia da non potersene concepire maggiore. A lui è stato conferito "ogni potere sopra ogni carne" (cfr. Joan. XVII, 2); copiosissimi sono in Lui "tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col. II, 3). E anche la visione beatifica vige in Lui talmente, che sia per ambito sia per chiarezza supera del tutto la conoscenza beatifica di tutti i Santi del cielo. E infine Egli è talmente ripieno di grazia e di verità, che della sua inesausta pienezza noi tutti riceviamo (cfr. Joan. I, 14-16).
.. Il Figlio Unigenito di Dio, già prima dell’inizio del mondo, con la sua eterna infinita conoscenza e con un amore perpetuo, ci ha stretti a se. E perché potesse manifestare tale amore in modo ammirabile e del tutto visibile, congiunse a sé la nostra natura nell’unione ipostatica donde avviene che "in Cristo la nostra carne ami noi", come, con candida semplicità, osserva Massimo di Torino (Serm. XXIX; Migne, P. L., LVII, 594).
In verità, questa amantissima conoscenza, con la quale il divin Redentore ci ha seguiti sin dal primo istante della sua Incarnazione, supera ogni capacità della mente umana, giacché, per quella visione beatifica di cui godeva sin dal momento in cui fu ricevuto nel seno della Madre divina, Egli ha costantemente e perfettamente presenti tutte le membra del Corpo mistico e le abbraccia col Suo salvifico amore. O ammirabile degnazione della divina pietà verso di noi; o inestimabile ordine dell’immensa carità! Nel presepio, sulla Croce, nella gloria eterna del Padre, Cristo ha presenti e congiunti a Sé tutti i membri della Chiesa in modo molto più chiaro e più amorevole di quello con cui una madre guarda il suo figlio e se lo stringe al seno, e con cui un uomo conosce ed ama se stesso.”
Conseguenze importanti : dice Dio attraverso s. Caterina da Siena:
“ T’ho detto che i miei servi …. Corrono costoro senza conoscere negligenza lungo la via della dottrina di Cristo crocifisso, e non rallentano il cammino per ingiuria o persecuzione che sia loro fatta, né per alcun piacere con cui il mondo li voglia allettare. …Costoro imitano l’immacolato Agnello, l’unigenito Figlio mio, il quale stando sulla croce era beato e sofferente…. Similmente questi miei figli, giunti al terzo grado e al quarto stato di perfezione, sono sofferenti perché portano la croce, corporale e spirituale: soffrono, cioè, attualmente pene nei loro corpi, per quanto io lo permetto; e patiscono la croce del desiderio, ossia il tormentoso dolore per le offese a me recate (con i peccati n.d.c.) e per il danno che ne deriva al prossimo. Ma dico che costoro sono beati perché il diletto della carità, che li rende beati, non può mai esser loro strappato, così che essi ricevono il dono della gioia e della beatitudine".
Nella concretezza della nostra vita,Signore Gesù,guardandoti sulla croce che teniamo sul petto e nelle nostre case,t'incontriamo come colui che ci ama; come colui che si dona a noi ,che ci accoglie anche se questo, a causa del peccato che abbiamo addosso,ti costa "spezzare " la tua vita.
RispondiEliminaGESU', mio Signore,crocifisso e risorto per me, ti canto :alleluia!
Grazie Carmelo! Dio ti benedica!
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