lunedì 2 aprile 2012

Don Camillo e l'odio di chi per viltà finge di non conoscere la verità



Dopo l’uscita del suo giornaletto, don Camillo si trovò solo.

Mi pare di essere in mezzo al deserto” confidò al Cristo. “E non cambia niente anche quando ho intorno cento persone, perché essi sono lì, a mezzo metro da me, ma fra me e loro c’è un cristallo spesso mezzo metro. Sento le loro voci, ma è come se venissero da un altro mondo”.
E’ la paura” rispose il Cristo. “Essi hanno paura di te”.

“Di me?”.

“Di te, don Camillo. E ti odiano. Vivevano caldi e tranquilli dentro il bozzolo della loro viltà. Sapevano la verità ma nessuno poteva obbligarli a sapere, perché nessuno aveva detto pubblicamente questa verità. Tu hai agito e parlato in modo tale che essi ora debbono saperla, la verità. E perciò ti odiano e hanno paura di te. Tu vedi i fratelli che, quali pecore, obbediscono agli ordini del tiranno e gridi: ‘Svegliatevi dal vostro letargo, guardate le genti libere: confrontate la vostra vita con quella delle genti libere!’. Ed essi non ti saranno riconoscenti, ma ti odieranno e, se potranno, ti uccideranno perché tu li costringi ad accorgersi di quello che essi già sapevano ma, per amor di quieto vivere, fingevano di non sapere. Essi hanno occhi ma non vogliono vedere. Essi hanno orecchie ma non vogliono sentire. Sono vili ma non vogliono che nessuno dica loro che sono vili. Tu hai resa pubblica una ingiustizia e hai messo la gente in questo grave dilemma: se taci, tu accetti il sopruso, se non lo accetti devi parlare. Era tanto più comodo poterlo ignorare, il sopruso. Ti stupisce tutto questo?”.
Don Camillo allargò le braccia.

“No” disse. “Mi stupirei se non sapessi che, per aver voluto dire la verità agli uomini, Voi siete stato messo in croce. Me ne dolgo semplicemente”.

(Giovannino Guareschi, La paura continua)

Nessun commento:

Posta un commento