mercoledì 22 febbraio 2012

Il folle progetto danese per lo sterminio dei Down



Viene dalla Danimarca l'ultima, agghiacciante, battaglia eugenetica per la sistematica eliminazione dei "diversi". Un tempo questo triste primato spettava ad insulsi totalitarismi, oggi è diventato sinonimo di modernità e democrazia. 

Tutto tace mentre il Paese scandinavo in questione continua ad offrire ai suoi cittadini la possibilità di ricorrere gratuitamente alle diagnosi prenatali per l’identificazione, e la conseguente eliminazione a mezzo aborto, dei nascituri "difettosi".  Una operazione che ha uno specifico obiettivo: l'eliminazione entro il 2030 della sindrome di Down (trisomia 21) dal Paese

A rivelarlo è stato, sul finire di quest’anno, un articolo del giornalista Nikolaj Rytgaard apparso sul quotidiano danese Berlingske.

Ora si eliminano i bambini Down, ma chi può determinare cosa sia l'imperfezione? In Inghilterra, ad esempio, lo Stato che si è spinto anche più in là, ritenendo inaccettabile qualsiasi anomalia fisica: la legge consente l'aborto fino al nono mese se il bambino ha il labbro leporino o se ha un dito in più. Anche il naso storto o le orecchie a sventola sono difetti: seguendo la logica perfezionista anche i bambini con queste imperfezioni dovrebbero essere abortiti. Ci rendiamo conto?

Chi determina i requisiti per ammettere una persona nella 'società perfetta'? E chi garantisce i limiti di quei requisiti? Chi può escludere, ad esempio, che il prossimo passo in Danimarca non sia l’eliminazione dei nascituri affetti da diabete, da malattie cardiache, da cecità...?

Ad un recente Meeting di CL a Rimini, Clara Gaymard, figlia dello scopritore della sindrome di Down Jérôme Lejeune, parlando dei propri ricordi personali, ha raccontato quando un giorno un ragazzo trisomico di dieci anni si presentò allo studio di suo padre, piangendo convulsamente. La mamma di quel ragazzo spiegò che il figlio aveva visto un dibattito in televisione, in cui si discuteva della possibilità di eliminare i nascituri affetti da sindrome di Down. Il ragazzo gettò le braccia al collo di Lejeune, supplicandolo: «Dottore, vogliono ucciderci tutti; la prego ci protegga, siamo troppo deboli, non sappiamo farlo da soli!». Fu da allora che Lejeune decise di dedicare la sua vita alla difesa di quelle fragili esistenze. 

Oggi Lejeune non c’è più, ma gli sterminatori di quelli che lui definiva «i miei piccoli» sono ancora in circolazione, invocando in nome di una falsa scienza lo stesso pretesto: la realizzazione di una società "perfetta"

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