giovedì 5 febbraio 2009

Ritornate a me con tutto il cuore! (Gioele 2,12-18)



Gioele 2,12-18

Così dice il Signore: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti”. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libazione per il Signore vostro Dio. Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un’adunanza solenne. Radunate il popolo, indite un’assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: “Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio e alla derisione delle genti”. Perché si dovrebbe dire fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”. Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo.
Ambientazione e tematiche

Il profeta che vive nel periodo post-esilico tra il 538 e il 531 a.C divide il breve libro in due parti: il racconto delle terribili calamità e la promessa di una completa restaurazione. Nel secondo capitolo in vengono narrate le sofferenze, le calamità che affliggevano la terra di Giuda, Gioele incoraggia il popolo eletto alla conversione, ad un fiducioso ritorno al Signore attraverso un sincero pentimento. Sarebbe tuttavia limitante riferire il testo allo stretto contesto gioeliano o ai terribili eventi del periodo esiliaco, la Parola di Dio si sa, ha un valore che supera i confini di determinati periodi storici. Il frequente ricorso a termini tipici della letteratura apocalittica ci fanno comprendere che il respiro del libro di Gioele è ben più ampio…richiama il giorno del Signore dunque un evento futuro prossimo alla fine dei tempi e al tempo stesso un evento attuale: l’urgenza della conversione nel tempo presente!
L’invito alla conversione e alla penitenza è quanto mai attuale. L’uomo incline al peccato per via della sua natura corrotta necessita di un cammino di conversione per ritornare ad essere ad immagine e somiglianza del Suo Creatore.

Introduzione

Ci sarà capitato di sentire l’esperienza di vita di alcuni parenti anziani. Ultimi testimoni di una storia che noi facciamo fatica anche solo ad immaginare. Alcuni amano raccontare di quelle straordinarie vicende, per lo più legate all’ultima guerra mondiale, che noi leggiamo sui libri e che loro, invece, hanno avuto la ventura di vivere in prima persona. Spesso sono rimasto stupito ad ascoltare le loro parole, i loro ricordi, i loro sospiri. E sempre mi ha colpito un aspetto ricorrente di quelle incredibili avventure. Alla fine della guerra, molti dei nostri si trovarono ad affrontare, stremati e sprovvisti di ogni cosa, il lungo e faticoso viaggio del ritorno. Nulla era favorevole al loro cammino; tutto avrebbe spinto alla resa, alla rinuncia: non avevano acqua, né cibo, né equipaggiamento, né forze... Eppure andarono, eppure camminarono, eppure ritornarono. Per la semplice, elementare, meravigliosa ragione che sapevano dove stavano andando: la loro casa. Lo struggente amore, la struggente attesa di rivedere e riabbracciare le persone care al loro cuore: questo muoveva e dava vigore al loro passo; questo e solo questo permetteva la lieta sopportazione di ogni sacrificio. Un amore li muoveva ed un amore li attendeva. Tornare a casa significava tornare alla vita, ritornare a vivere. La conversione, tema centrale di questo brano, come vedremo, è una questione d’amore, è una questione di cuore.

Approfondiamo più da vicino alcuni termini.

v. 12 JHWH chiede al popolo una conversione radicale "con tutto il cuore". Per la cultura semitica il cuore è la sede, oltre che dei sentimenti, anche della ragione e del pensiero. Ciò che è richiesto da Dio è, quindi, un cambiamento deciso che coinvolge tutta la vita, le scelte concrete. Ritornate a me con tutto il cuore! Un cuore che ama, il cuore di Dio, chiama un altro cuore, quello dell’uomo ad andargli incontro. C’è un atto di amore di Dio alla base di questa richiesta. Il ritorno è una conseguenza di un movimento di Dio verso l’uomo. La conversione se da un lato include un atto personale responsabile, dall’altro suppone un’iniziativa generosa di Dio stesso, la sua attrattiva efficace e piena di rispetto.

La conversione è prima di tutto opera di Dio che ama e perdona e crea un cuore nuovo e uno spirito nuovo nel peccatore che attraverso un libero atto permette a Dio di operare tale grazia! Il cuore dell’uomo che torna ad amare Dio deve essere un cuore nuovo. L’amore di Dio chiamando all’Amore esige dall’uomo un armonia, una sorta di accordo musicale, un accordo tra frequenze d’amore, tra frequenze cardiache! Un cuore sclerotizzato, paralizzato dal peccato, infartuato, è incapace di battere all’unisono con il Cuore di Dio! Per questo occorre un cuore nuovo, palpitante d’amore, un cuore tachicardico perché amante! Come il cuore degli innamorati! Come il cuore di Dio! Ritornate a me con tutto il cuore! Con una vita nuova dunque, sconvolta dall’esperienza dell’Amore!

Ogni vera conversione include un uscire da sè, un rinunciare alle proprie abitudini, un andare verso colui che col Suo Amore ci attira a sé! Questo esodo, afferma il testo, ha una collocazione temporale precisa: "ora". Il tempo della conversione, del cambiamento, è questo tempo perché è l'oggi della storia il luogo in cui cercare ciò che è essenziale per la vita. Questa storia può cambiare solo se non c'è spazio per un continuo spostamento del momento della decisione. Ora è il momento propizio, ora è tempo propizio di grazia, ora è kairos!
Vi è poi il riferimento ad alcune pratiche penitenziali che agevolerebbero tale conversione. Come vedremo esse oltre ad avere valore in sé possiedono una forte valenza simbolica.
Il digiuno, ad esempio aiuta l'uomo che si priva di ciò che è necessario per vivere (il cibo), per cogliere con più chiarezza cosa sia essenziale nell'esistenza. Attraverso il digiuno ascetico l’uomo intuisce che, superando certi propri appetiti, certe proprie inclinazioni o istinti, riesce in qualche modo a strapparsi dal loro condizionamento per arrivare a una vita più profonda, più libera, ad una vita più pura. Vi è poi l'invito al pianto: è il segno esteriore, evidente, della comprensione di una distanza che deve e può essere colmata. E’ segno di un cambiamento in atto, manifesta la compunzione, il dolore per i peccati, il desiderio di cambiare vita, di voltare pagina, di ritornare indietro, suoi propri passi, in direzione del vero bene perduto!
La penitenza è la presa di posizione attiva e appassionata dell'uomo che riconosce nell'esistenza qualcosa di fondamentale. Il profeta introduce per la prima volta nel testo il concetto dell'essenzialità. Dal testo sembra emergere prepotenetemente una domanda: che cosa è veramente essenziale nella vita?
v.13: il brano è introdotto da una espressione forte “laceratevi il cuore e non le vesti” che si pone radicalmente contro ogni possibile esteriorità rituale. La forma del rito risulta insignificante, e quindi inutile, se non trova nella concretezza della vita la sua realizzazione. É questo un criterio caro a tutta la letteratura profetica che, con estrema decisione, si è scagliata contro tutti i tentativi di esteriorizzazione dell'esperienza religiosa. Su tutti basti un testo di Isaia (1,11a.12-13a.17): "Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero? Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri. Smettete di presentare offerte inutili. Anche se moltiplicate le preghiere io non ascolto. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova".
vv.15-16: questi due versetti mostrano in modo ancora più marcato ed incisivo, la radicalità di questa conversione. Tutto il popolo è chiamato in causa perché il cambiamento coinvolge l'intera comunità, non solo il singolo individuo. Vecchi, ragazzi, bambini, giovani appena sposati , tutti devono confrontarsi con quanto sta accadendo. L’urgenza della conversione non conosce limiti e non si ferma davanti a nessuno status sociale…tutti hanno bisogno di conversione! Ciò che di male è stato fatto, ha per soggetto l'intera comunità. Tutti sono responsabili. Questo aspetto ci induce a riflettere sull’universalità del peccato e sulle conseguenze dello stesso che ricadono inesorabilmente su tutti…e allo stesso tempo sull’urgenza della riparazione. La conversione di ciascuno ha la sua influenza sul mondo intero!!! Se riflettessimo di più su tale aspetto…ovvero su come una nostra mancanza ricada sulla comunità, certamente peccheremo meno e ameremo di più!

v.17: Ci mostra un’altra importante verità! Vengono chiamati in causa i sacerdoti del tempio in qualità di mediatori particolari della preghiera di tutto il popolo. Chiamati ad intercedere per conto del popolo! L’intercessione è la chiave di volta della vita sacerdotale e della stessa vita consacrata…Ci riguarda molto da vicino! Dobbiamo avvertire l’urgenza di questa speciale chiamata di Dio! C’è un mondo che soffre! Dobbiamo far nostro quel dolore, quella sofferenza, sentirne il peso ed intercedere continuamente presso Dio perché i nostri fratelli siano liberati da fardelli che da soli non riescono a portare. Perché il mondo sia liberato dalla morsa di male che sembra soffocarlo! Dobbiamo essere questi luminosi intercessori!

Risvolto attualizzante

“Ritornate a me!” È una frase vibrante d’amore! Stupenda espressione della Misericordia di Dio! Il cuore indurito dell’uomo smarrisce la nozione e l’esperienza della misericordia e della benevolenza divenendo incapace di nutrirsi della tenerezza di Dio!
Smarrito, non sa più a chi offrire il proprio tempo, il proprio lavoro! Si è disamorato dal condividere con Lui gioie e speranza, angosce e delusioni. E la Parola di Dio viene in soccorso dell’uomo! Lo incoraggia ad affrontare un nuovo Esodo, ad abbandonare la terra infeconda delle proprie abitudini, verso la vera Patria, la terra Promessa del Regno! Tutti sono invitati: i vecchi ed i fanciulli messi a margine della società che conta perché produce ricchezza materiale, i giovani e le famiglie avvertite come un peso più che una speranza del domani perché necessitano di quell’aiuto che interpella una società fredda ed egoista.

Appello ai sacerdoti infine, perché non continuino a dire solo ciò che fa comodo sentire, ma “piangano” su una città che dimentica l’Alleanza con Dio, sul mondo, e “preghino” perché l’uomo non abbia a cadere nella ridicola tentazione di sentirsi Dio di se stesso e affinché gli oppositori del Signore non abbiano a dire a causa degli scandali dei credenti “Dov’è il loro Dio!” È parola di un Dio che ama, annuncio di un giorno favorevole, il giorno della salvezza, giorno in cui diventare “collaboratori”, giustizia di Dio, partecipi di quella giustizia che in Gesù Cristo, Dio Padre vuole ristabilire. Si apre allora un progetto da realizzare, un compito da assolvere che interpella l’intelligenza, la volontà, l’azione perché a Dio si ritorna con tutto noi stessi o non è un ritorno.
La voce del Papa

Convertirsi vuol dire cercare Dio, andare con Dio, seguire docilmente gli insegnamenti del suo Figlio, di Gesù Cristo; convertirsi non è uno sforzo per autorealizzare se stessi, perché l'essere umano non è l'architetto del proprio destino eterno. Non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi. Perciò l'autorealizzazione è una contraddizione ed è anche troppo poco per noi. Abbiamo una destinazione più alta. Potremmo dire che la conversione consiste proprio nel non considerarsi i 'creatori' di se stessi e così scoprire la verità, perché non siamo autori di noi stessi. Conversione consiste nell'accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall'amore. Questa non è dipendenza ma libertà.
Benedetto XVI

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