domenica 5 luglio 2009

Papa Pio XII il pontefice che voleva scomunicare Hitler



Un documento di eccezionale valore (per la sua attendibilità è una testimonianza acquisita negli atti del processo di beatificazione in corso per don Scavizzi) rivela particolari inediti e commoventi.

tratto dall'articolo "Il segreto di Pacelli"
a cura di Antonio Socci
reperibile QUI

Le lacrime del Papa.

Accadde nella primavera del 1942. Il Papa aveva inviato don Piero Scavizzi, cappellano di un treno ospedale del Sovrano Ordine Militare di Malta, in viaggio verso il fronte russo, a portare segretamente soccorsi alle vittime della dominazione nazista. Furono affidate a don Scavizzi grosse somme di denaro per le popolazioni (che egli nascose nella fodera del suo pastrano militare) e poi documenti e lettere del Papa per i preti e i vescovi polacchi.
Tornato a Roma don Piero Scavizzi fu segretamente ricevuto da Pio XII che in lacrime ascoltô il suo terrificante resoconto.

In procinto di ripartire ancora per la Polonia, don Scavizzi disse fra I’altro al Papa:

«Santo Padre, ho parlato col cardinale Innitzer, arcivescovo di Vienna, e ho visto le devastazioni, i tentati incendi, l’insozzamento delle immagini sacre, la finestra da cui i nazisti tentarono di far precipitare l’arcivescovo. Ho parlato con l’arcivescovo di Cracovia, Sapieha, con alti prelati, religiosi, persone di diversi ceti, nei vari territori occupati da Hitler, ed ho sentito frasi dolorosissime: “Siamo completamente isolati! Monsignor Orsenigo è il solo nunzio rimasto in tutti gli Stati occupati da Hitler, ma non può comunicare con nessuno di noi, e controllato, sorvegliato; sembra un prigioniero; non ci giunge alcuna notizia da Roma, dal Santo Padre; nemmeno per radio!”».

Gli eccidi di “minorati” — proseguiva don Scavizzi — e di ebrei continuano, i poveri ebrei non hanno nemmeno la tessera alimentare perche devono morire di fame! Padre Santo, io sto per ripartire e riferirò a quanti potrò ciò che Vostra Santità soffre, ciò che Ella fa; alcuni pretenderebbero, nientemeno, una scomunica contro Hitler e contro i suoi seguaci».

Pio XII, con evidente commozione, in piedi, vicino a don Scavizzi, gli rivolge queste parole (finora rimaste sconosciute, ma che oggi assumono un valore storico enorme):

«Dica a tutti, a quanti può, che il Papa agonizza per loro e con loro. Dica che, più volte, avevo pensato a fulminare di scomunica il nazismo, a denunziare al mondo civile la bestialità dello sterminio degli ebrei! Abbiamo udito minacce gravissime di ritorsione, non sulla nostra persona, ma sui poveri figli che si trovano sotto il dominio nazista; ci sono giunte vivissime raccomandazioni, per diversi tramiti, perché la Santa Sede non assumesse un atteggiamento drastico. Dopo molte lacrime e molte preghiere ho giudicato che una mia protesta, non solo non avrebbe giovato a nessuno, ma avrebbe suscitato le ire più feroci contro gli ebrei e moltiplicato gli atti di crudeltà, perché sono indifesi. Forse, la mia protesta solenne, avrebbe procurato a me una lode nel mondo civile, ma avrebbe procurato ai poveri ebrei una persecuzione anche pin implacabile di quella che soffrono».


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