lunedì 19 gennaio 2009

Una stupenda lettera di Santa Caterina...




Una meravigliosa lettera di Santa Caterina da Siena


LETTERA 369

Al detto Stefano Maconi essendo essa a Roma (e questa fu l'ultima a lui).

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti specchio di virtù, acciocché con l'esempio della vita, con la dottrina della parola, e con la continua e umile orazione, tu sia uno strumento a trarre l'anime dalle mani del dimonio e riportarle alla Verità, Cristo dolce Gesù, come Dio ci richiede; acciocchè si renda buona ragione del talento {Mt25/19} che egli ci à dato ad esercitare la virtù e la vita dell'anima.

E senza essa saremmo privati della vita della grazia, e in questa vita gusteremmo la caparra dell'inferno. Oh quanto è piacevole e utile la virtù!

La quale virtù s'acquista col mezzo dell'orazione fatta nella casa della conoscenza di noi stessi (nella quale conoscenza troviamo il fuoco della divina carità; e troviamo la miseria, ignoranzia e ingratitudine nostra, troveremo e trarremo la vena dell'umiltà per la conoscenza che avremo di noi) e nella smisurata bontà di Dio, la quale troviamo in questa casa.

Per prova e per fede nutriremo l'affetto nel fuoco della sua carità: allora sarà l'orazione nostra umile fedele e continua, fatta per amore con la memoria del sangue de l'umile Agnello, e così verremo a perfettissima virtù. E non mi meraviglio se, per la conoscenza che l'anima ha di sé, ella viene a perfettissimo amore e virtù, perché in nessun luogo troviamo tanto questo fuoco divino, quanto in noi.


Perché tutte le cose create sono fatte da Dio per la creatura che ha in sé ragione (cioè per la creatura intelligente n.d.c.); e la creatura (intelligente n.d.c.) ha creata per sé, acciocché amasse e servisse lui con tutto il cuore, con tutto l'affetto e con tutte le forze sue {Lc10/27}.

E perciò l'anima che tanto si vede essere amata non può difendersi che non ami, perché così è la condizione dell'amore.

Tanto fu pazzo e ineffabile l'amore suo verso di noi che, essendo noi fatti nemici per la colpa commessa, egli ci volle fare amici; e perciò ci mandò el Verbo del suo Figliuolo acciocché pagasse il bando nel quale la creatura era incorsa, mostrandoci nel prezzo la grande dignità nostra e la gravezza della colpa.

Ben si deve dunque consumare e dissolvere la durezza del cuore della creatura che ha in sé ragione, usandola: cioè che con lume di ragione e con la santissima fede guardi in sé tanto amore, e il grande prezzo pagato per lei. Ma chi vive senza ragione, non lo può mai vedere né conoscere; non conoscendo, non ama; e non amando, non gli è possibile di venire a veruna virtù, però che ogni virtù ha vita dall'amore acquistato nell'affetto della carità.

La quale carità, dopo che l’ abbiamo acquistata in noi, dobbiamo usarla nel prossimo nostro spiritualmente e temporalmente, secondo la sua necessità e secondo che Dio ministra a noi, con ansioso desiderio della salute di tutto quanto il mondo per onore di Dio, dilettandoci di sostenere pene e fatiche e la morte, se bisogna, per gloria e lode del nome di Dio: e così ci conformeremo col dolce Agnello.
Oggi è quel tempo, carissimo figliuolo, in cui Dio ci richiede questo sacrificio: perché vediamo il mondo in tanta tenebre, e specialmente la dolce Sposa di Cristo; e perciò voglio che (tu n.d.c.) sia sollecito di dargleli.
E perché senza il mezzo delle virtù non potresti, perciò dissi ch'io desideravo di vedervi specchio di virtù; e così voglio che con ogni studio t'ingegni d'essere. Non dico più qui. Ieri ricevetti una tua lettera, nella quale etc.

A questa ti rispondo breve: delle indulgenze che scrivi ch'io ti promisi, ti rispondo che tu non aspetti da me né quello né nessun altro servizio, se tu non vieni per esse.
Non dico che io ti neghi la tua necessità spiritualmente, ché questo più che mai intendo di fare: e della dottrina, e di quello desiderio che Dio infonderà nell'anima mia, offrendoti nel suo dolce cospetto con maggiore sollicitudine che mai, in quanto più vedo il bisogno, considerando lo stato tuo, il quale tu dici che a te è spiacevole.
Quando in verità ti spiacerà, io me n'avvedrò: perché attualmente te ne leverai. Alora dimostrerai di conoscere il tuo stato; perché fino a qui poco pare che tu l'abbia conosciuto. Spero nella dolce bontà di Dio che, come un poco ha cominciato a levare il panno dall'occhio tuo, così in tutto lo leverà, e rimarrai con chiara visione del tuo stato, e subito, purché tu non faccia resistenza o i miei peccati lo impediscano. Rispondoti al fatto di misser Matheo.

A me rincresce e duole d'ogni pena e amarezza che egli ha sostenuta per la ignoranza e negligenza mia. Sappi che la sua pena è più mia che sua: Dio mi dia grazia che tosto si levi a lui e a me. Se quella lettera etc. Abbiate pazienzia etc.

Intesi per una lettera che mi mandò l'Abbate, la quale contava delle piante che egli à piantate nel suo e mio giardino - e sta per piantare anco più -, tra le quali pare che sia tu con altri compagni, e vi siete obligati. Mostra etc.
Ho grandissima allegrezza di vedervi escire della imperfezione e andare alla perfezione, ma molto mi meraviglio che tu ti sia obligato senza farne sentire alcunché. Non è senza misterio: prego la divina dolce bontà che ne faccia quello che sia suo onore e salute tua.

Altro non voglio né desiderai mai, dal primo dì ch'io ti cognobbi, e che tu escisti del loto, per infino al dì d'oggi, e questo desiderio spero d'avere infino all'ultimo, per la bontà di Dio. Se tu hai sentito che lo Spirito Santo t'abbia chiamato ed eletto a cotesto stato, hai fatto bene di non avergli fatto resistenza; e io ne sarò consolata, quando ti senti chiamare, che tu risponda. Molte cose t'avarei a dire, le quali non posso né voglio scrivere.
Neri è a Napoli, ché 'l mandai con l'Abbate Lisolo. Credo che stieno con molte fatighe, specialmente mentali, per tante offese quante vegono fare a Dio. Altro non dico. Permane etc. Conforta tutti cotesti figliuoli, e singolarmente Pietro; e digli che, perch'io dica che Dio si diletta di poche parole e di molte operazioni, io non gli pongo però silenzio che egli non parli e scriva a me quello che sia sua pace e consolazione; anco, alcuna volta ne ho avuta ammirazione che egli non ha scritto. Gesù dolce, Gesù amore.


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