lunedì 19 marzo 2012

C'era una volta la braciola di maiale: diritti e rovesci degli animali



di Luisella Saro
da CulturaCattolica.it
titolo originale Crimen laesae maialitatis

Non è che le scimmie abbiano iniziato delle pitture e gli uomini le abbiano finite. Il pitecantropo non disegnò una renna neanche alla peggio, l’homo sapiens la disegnò e bene, (…) il cavallo selvaggio non era un impressionista, come il cavallo da corsa non è un post-impressionista”.
(G. K. Chesterton, L’uomo eterno)

Notizia dell’ultima ora. Praticamente uno scoop di CulturaCattolica.it. Verrà emanata a breve, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, una circolare. Vietato dire ad una studentessa “scusa, abbi pazienza, ma hai un cervello da gallina!”. Vietatissimo, in classe, che un insegnante così si rivolga a degli studenti distratti: “spiego queste cose a voi e mi sembra di dare le perle ai porci!”.

Espressioni offensive per gli allievi? Genitori sul piede di guerra? Macché! A chi vuoi che importi dei ragazzi!? Le frasi suddette – così si leggerà nella circolare – sono altamente e intollerabilmente offensive per le galline e per i maiali. No, non mi sono bevuta il cervello! Siccome il buongiorno si vede dal mattino, è dai banchi di scuola che deve iniziare l’educazione del bambino, destinato a diventare giovane ecologista e bravo animalista, come si conviene ad una società civile che più civile non si può: la nostra. 

La vera sfida è sensibilizzare i consumatori a cominciare dai bambini. Abbiate cura di polli, mucche e maiali. Il loro benessere diventerà il vostro”. 
Lo scrive il giornalista Carlo Petrini, partendo dalla notizia che la UE ha avviato le procedure di infrazione nei confronti dei Paesi che utilizzano ancora le gabbie da batteria per le galline ovaiole, negando così alle suddette “qualsiasi forma di espressione del loro comportamento naturale”. Già nel lontano 1999 il trattato di Amsterdam aveva definito gli animali “esseri senzienti e non più meri prodotti agricoli”, ed è bene che dalla più tenera età i bambini sappiano che nel 2009 con il trattato di Lisbona l’Unione Europea ha sancito “il benessere animale come elemento fondamentale, alla pari della tutela della salute umana”. Alla pari? Alla pari. Avete letto bene.

Ecco perché se dite a qualcuno/a “cervello da gallina” potete aspettarvi (e ben vi sta) la querela della gallina (vincerà la causa lei: garantito!). Nel caso di eventuali perle date ai porci, due le ipotesi possibili: se il maiale o la maiala sono vanitosi, può essere che li vedrete girare con un paio di orecchini, o con un collier; se invece l’espressione è usata con tono offensivo, aspettatevi, immediata, una porca denuncia.

Petrini, infatti, non si limita a dare, su Repubblica, la notizia della procedura di infrazione, no. Fa, dell’intera questione, una battaglia culturale da iniziare sui banchi di scuola, perché sia chiaro che è indiscutibilmente questa, nel 2012, l’emergenza educativa! 

Gli animali sono esseri senzienti – scrive – e dobbiamo loro una vita senza maltrattamenti, dolore e paure, lasciandoli liberi, per quanto possibile, di esprimere i loro comportamenti naturali. Questo è ciò che si definisce ‘benessere animale’ e riguarda l’esistenza degli animali, ma va anche detto che è legato in maniera indissolubile a tutti gli aspetti del cibo: dalla salute alla sostenibilità ambientale, dalla giustizia sociale alla sicurezza alimentare”. 

Che c’azzecca, poi, la giustizia sociale con le galline lo sa solo Carlo Petrini, che però non si sofferma sulla questione, ma fa un passo avanti e ci avverte che “nel 2013 toccherà agli allevatori dei suini: scatterà il divieto dell’utilizzo delle gabbie da gestazione per le scrofe”. “Sarà un altro importante banco di prova – aggiunge il nostro, che così finalmente arriva al dunque – Il dialogo, l’informazione e l’educazione al benessere animale sono uno strumento molto potente e la sensibilizzazione dovrebbe iniziare con i bambini, nelle scuole”.

Vi scappa da ridere? Anche a me, se non ci fosse da piangere, perché questa è solo l’ultima goccia di un oceano di scelleratezze che si stanno sentendo, in questi mesi, sulla scuola.

Ne cito solo alcune. La scuola ideale, a star dietro a ciò che si legge, dovrebbe in primis (ma anche in secundis, etc…) essere “neutra”, nel senso letterale del termine: dovrebbe ripristinare il genere “neutro” (sì, esatto: quello usato dai latini) ed insegnare, dalla materna, che si può essere maschi, femmine, ed anche “neutri”, per l’appunto. Decidere un po’ alla volta o anche di volta in volta sia chi si vuol essere o diventare (maschi, femmine, o una via di mezzo), sia chi si vuol amare (maschi, femmine o una via di mezzo), sia che genitori avere. 

La ricordate la storia del “piccolo uovo” che cerca disperatamente una famiglia e alla fine viene adottato da una coppia di pinguini omosessuali: due papà con il cappello a cilindro? Libro a fumetti da adottare assolutamente in tutte le scuole per l’infanzia – chiedono a gran voce i pedagogisti à la page - per insegnare che una famiglia vale l’altra. Ed è così costruita così bene la storia, che vien da pensare che, se proprio proprio si potesse scegliere, l’ideale sarebbe vivere con quei due simpatici personaggini. Che sia un caso? 

E che dire di “Extraterrestre alla pari”, il volumetto che racconta di un giovanissimo alieno che non è né maschio né femmina e che solo alle soglie della pubertà deciderà a quale sesso appartenere? Ottimo! Educativo, educativissimo. Buono pure quello, perché – si sa – chi ben comincia è a metà dell’opera. Se l’opera poi resta incompiuta e/o passibile di cambiamenti in itinere… meglio.

Scuola “neutra” e senza differenze, dunque. Abolite quelle tra maschi e femmine, aboliamo pure le presunte differenze con gli animali. Che diamine: non si vede? Siamo tutti bestie uguali. Non lo dicono solo il trattato di Lisbona o Petrini; lo sostiene da tempo anche l’emerito oncologo-tuttologo Umberto Veronesi, che più volte ha ripetuto che “i primati sono nostri fratelli e sorelle. (…) Il 99 per cento del nostro Dna è esattamente identico a quello dello scimpanzé, e noi siamo uguali a lui per le nostre funzioni di ogni tipo”. E chi se ne frega di quel che dice Chesterton osservando le pitture rupestri! Mica è un oncologo-tuttologo, Chesterton!

Insomma: arriverà o non arriverà questa circolare nelle scuole? Forse anche no, perché il pensiero dominante è così capillarmente pervasivo da non avere nemmeno bisogno di essere protocollato. C’è.
Siccome, però, guardandomi in giro e ragionando quel che basta mi sorge un dubbio, e cioè che l’“animalista illuminato” ami tutti gli animali tranne l’uomo, sapete che vi dico? 

Alla faccia dei consulenti speciali delle Nazioni Unite che vorrebbero eliminare Dante dalle scuole perché lo considerano antisemita ed islamofobo, io Dante me lo tengo stretto ed anzi lo metto in cattedra. E’ bene ricordi a tutti i maître à penser, compresi Petrini e Veronesi, il monito del “suo” Ulisse

Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e conoscenza”. 

Pazienza se, per deformazione professionale, la puntigliosa si ostina a dare perle ai porci. 
Al massimo… si beccherà una denuncia!

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