mercoledì 21 gennaio 2009

Incontrare Cristo nella Liturgia - Riscoprire lo stupore e la gioia - 2



Afferma la Costituzione Conciliare Sacrosantum Concilium al punto 9:

prima che gli uomini possano accostarsi alla liturgia, bisogna che siano chiamati alla fede e alla conversione: «Come potrebbero invocare colui nel quale non hanno creduto? E come potrebbero credere in colui che non hanno udito? E come lo potrebbero udire senza chi predichi? E come predicherebbero senza essere stati mandati?» (Rm 10,14-15)”


Questo aspetto ci riguarda molto da vicino.


Come religiosi e laici, chiamati ad essere missionari, annunciatori del Vangelo della Speranza in un mondo privo di speranza, avvertiamo con tutta la Chiesa l’urgenza ed il primato dell’evangelizzazione.

Ogni Natanaele ha il suo Filippo, ogni Simon Pietro ha il suo Andrea, ogni Andrea ha il suo Giovanni Battista…è troppo importante l’annuncio, non vi possiamo rinunziare!

Andate in cerca delle novantanove perdute! Così ci direbbe oggi Gesù se si trovasse a riformulare la famosa parabola della pecora perduta. Perché? È semplice: spesso ci occupiamo dell'unica pecora rimasta nell'ovile trascurando le novantanove disperse. (don Davide Banzato)

Questo annuncio, implica un movimento che purtoppo fa paura, un movimento verso l’esterno che produce una perdita delle proprie sicurezze. Questa paura che blocca ed inibisce equivale ad una scintilla di speranza spenta nel mondo…equivale ad una mancata corrispondenza al mandato missionario di Gesù! E’ una mancanza grave!

Trascurare l’urgenza dell’evangelizzazione, per curare i propri interessi equivale a far morire la propria vita cristiana!


Cari fratelli e sorelle, in centinaia lì fuori, nel mondo, sono immersi nelle tenebre della non conoscenza di Dio… E molti di essi a causa della nostra mancanza di carità, moriranno nel freddo dell’odio e dell’egoismo senza incontrare Gesù, senza incontrare l’unica persona capace di scaldare i loro cuori!


Non incontreranno Gesù perché non avranno trovato sulla loro strada nessuno che glielo annunciasse!


Sono migliaia coloro che vivono la propria vita come fosse un noioso e ripetitivo schema, assuefatti da un abitudinarismo che soffoca la voglia di vivere e fa perdere la capacità di gioire.


Non possiamo permettere che la vita dei nostri fratelli diventi tedio, che uno dei doni più grandi ricevuti da Dio si trasformi nell’assurdo di un’esistenza priva di senso!


La tristezza che si legge nel volto di molti dovrebbe farci scattare dalle comode poltrone delle nostre certezze, farci uscire dalle mura ovattate delle nostre case calde…per andare lì dove il freddo di una vita senza Cristo, grida alle nostre coscienze il desiderio di un Incontro!

E’ l’'incapacità di gioia tipica di chi non ha incontrato Colui che è la gioia ed è venuto nel mondo per donare la gioia piena, che produce l'incapacità d'amare! E’ questa incapacità di gioire, di una gioia intima e profonda, che produce la chiusura in se stessi, che produce l'invidia, l'avarizia e di seguito tutti i vizi che devastano il mondo!


Per questo è più che mai necessario, uscire dallo stretto guscio delle proprie certezze!

Questa è la sfida del nostro tempo, questa è stata la sfida dei grandi santi missionari di tutti i tempi.

Portare il Vangelo come ha fatto Gesù, come hanno fatto gli apostoli, come ha fatto la Chiesa nei secoli…là dov'è nato: sulla strada...

È l’ora di vincere il sonno delle proprie consuetudini, è l’ora di dare un volto di freschezza e di bellezza al mondo e alla nostra Chiesa. È l’ora di un fuoco nuovo.


Se sarete quel che dovete essere porterete il fuoco in tutto il mondo” diceva Santa Caterina da Siena, e noi, siamo ciò che dovremo essere?



P.S Ieri sera ero in giro per Treviso con l'abito religioso insieme ai miei confratelli, una signora ci ferma e ci ringrazia per la testimonianza di gioia che stavamo dando..."I vostri volti - ci dice - sono luminosi, la vostra gioia è contagiosa, grazie per la testimonianza che date in questi tempi bui".

Queste parole mi hanno indotto a duna profonda riflessione. Non ce ne accorgiamo, ma la luce e la gioia e la pace che quotidianamente ci dona Cristo, sono un faro per chi con occhi di nottola è abituato a solcare i cieli scuri del mondo...

Non mi rimane che ringraziare il Signore e benedirlo per le tante grazie che ci dona!


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