domenica 18 dicembre 2011

Maria, l'Arca della Nuova Alleanza



Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non potè entrare nella tenda del convegno, perché la nube dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora. (Esodo 40,34-35)

L'ultimo capitolo del libro dell'Esodo presenta questa suggestiva immagine. La Nube, simbolo della presenza di Dio, copre, adombra, la tenda del convegno e l'arca in essa contenuta. E' il segno esteriore della Gloria di Dio che riempie la Dimora.

Nel Vangelo di Luca è scritto in riferimento a Maria:

Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. (Lc 1,35)

Lo Spirito Santo che è la Potenza dell’Altissimo scende, copre con la sua ombra Maria, il grembo di Colei che darà alla luce il “Santo”, il “Figlio di Dio”.

Questo parallelismo è meraviglioso.
La presenza divina, rappresentata dalla figura biblica della nube, che in passato aveva dimorato sul tabernacolo, riempito la Dimora, abitato il Santo dei Santi, questa presenza che doveva infine consacrare il tempio simbolico dell’era messianica, si manifesta definitivamente in  Maria, l'umile ancella del Signore. L'ombra dell'Altissimo si stende su di lei facendo del suo grembo verginale il Santuario, l'Arca della Nuova Alleanza, un Santo dei Santi vivente. 

Straordinariamente questo parallelismo prosegue, tanto che il racconto della visita di Maria ad Elisabetta, sembra essere modellato su quello di 2Sam 6,2-16 in cui è narrato il trasporto dell’Arca dell’Alleanza da Baalà di Giuda a Gerusalemme.
Di solito i commentatori accennano ai seguenti punti di contatto fra i due brani:

1) Il viaggio sia dell'arca che di Maria ha come scenario la regione di Giuda.

2) In ambedue gli episodi hanno luogo manifestazioni di gioia.

3) Sia Davide col popolo sia Elisabetta prorompono in grida di gioia. Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, ed esclamò a gran voce...» Il verbo anaphoéô (impiegato da Lc 1,42) è usato dai LXX esclusivamente per le acclamazioni liturgiche (specialmente quelle che accompagnano il trasporto dell'arca dell'alleanza). Il clamore sacro nel quale erompeva il popolo davanti all'arca è ora il grido di tripudio d'Elisabetta, la quale, illuminata dallo Spirito, sa di trovarsi dinanzi alla nuova arca, cioè Maria che reca in grembo la presenza incarnata di Dio.

4) La presenza dell'arca in casa di Obed-Edom (1 Sam 6,10.11a) e la presenza di Maria in casa di Zaccaria (Lc 1 ,40a) sono motivo di benedizione.

5) Un religioso timore pervade sia Davide che Elisabetta.

6) L'arca sostò in casa di Obed Edom tre mesi (2 Sam 6,11), mentre Maria rimase con l'anziana parente "circa tre mesi" (Lc 1,56).

Maria è l’arca dell’alleanza che ha accolto in sé la Parola vivente, la pienezza della volontà di Dio, la verità di Dio; che ha accolto in sé Colui che mediante l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevuti da Maria, si è fatto nuova ed eterna alleanza. 
Maria è la nuova arca dell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia, Colei che non tiene per sé la divina presenza el Salvatore, ma la offre condividendo la grazia di Dio.

Maria Arca della nuova ed eterna alleanza, prega per noi!

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