lunedì 14 maggio 2018

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 15,9-17

Dal Vangelo secondo Giovanni 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Parola del Signore 

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco

“Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. La relazione vera è quella che c’è tra il Padre e il Figlio. Tutta la creazione è in mezzo a questo amore. Noi soprattutto siamo tirati in ballo in questa relazione e sappiamo che ciò che accade tra il Padre e il Figlio accade tra noi e il Figlio. Lo stesso Amore. Non un amore diverso, meno intenso, meno profondo. Lo stesso Amore. Credo che non riusciremo mai fino in fondo a comprendere l’ampiezza di questa faccenda. Il cristianesimo è lasciarsi amare da Cristo alla stessa maniera di come Lui e il Padre si amano. La vita spirituale fondamentalmente è permettere all’Amore di Cristo di amarci fin nella nostra parte più profonda. Solitamente la parte più profonda è anche la parte che facciamo più fatica ad accettare. Essa è sepolta sotto la nostra miseria. Dissotterrare questa parte di noi fino al punto da lasciare arrivare l’Amore di Cristo significa lasciare che Egli ci ami non tolta la nostra miseria ma paradossalmente nella nostra miseria. La teologia chiama tutto questo Misericordia. La vita spirituale è l’Amore del Padre che ci arriva attraverso il Figlio che scende fin nella più bassa nostra miseria per cercarci ed amarci lì, nel posto meno adatto. Solo dopo aver fatto questo siamo anche in grado di compiere un comandamento come quello che Egli ci ha lasciato: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Perché amare come Lui ci ha amati significa imparare ad amare gli altri nella loro miseria. Saperli raggiungere nei loro inferi. Accettare di andarli a cercare nella loro notte. Amarli senza chiedere nulla in cambio così come Cristo ha fatto con ciascuno di noi. Ma tutto questo è possibile solo se dentro di noi lasciamo che l’Amore di Cristo ci ami. San Paolo dice che è proprio lo Spirito che grida dentro di noi “Abba! Padre!”. Ed è proprio questo il compito della vita spirituale: l’esperienza di sentirci davvero figli nel Figlio.


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