giovedì 15 dicembre 2011

Educazione all'affettività e scienza. Per la serie: quando lo studio uccide.



Giorgio Israel in un ottimo articolo scritto su IlFoglio riporta la  seguente segnalazione di un genitore indignato.

Nel “Corso di Scienze per la scuola secondaria di primo grado” (autori Bruna Negrino e Daniela Rondano, edizioni il Capitello) nel capitolo sull’“educazione all’affettività” un paragrafo spiega:  
“Sin dall’antichità l’uomo e la donna si sono posti il problema di evitare le gravidanze non desiderate; un tempo si cercavano soluzioni a ciò ricorrendo a metodi rudimentali di scarso valore scientifico e spesso di altrettanto scarsa efficacia. Al giorno d’oggi, grazie alle conoscenze anatomiche e funzionali dell’apparato riproduttore e alle scoperte in campo chimico-farmaceutico, è possibile esercitare un controllo sulle nascite con metodi efficaci e sicuri”. 
Il paragrafo è intitolato: “I molti motivi per non iniziare una gravidanza” e questi motivi sono riportati entro tanti dischetti azzurri che galleggiano attorno al titolo. Vale la pena leggerli:
“Non voglio figli”, “Non ho l’età”, “Ho paura dei miei”, “E’ un passo molto importante”, “Non me la sento”, “Sarà vero amore?”, “Non so…”, “Sono troppo giovane”, “Prima finisco gli studi”, “Boh!”, “Il pianeta è già troppo pieno”.
C'è davvero poco da commentare! 

Cosa ci fanno in un libro di scienze discorsi inerenti l’affettività, l’amore e la sessualità? Non riguardano la morale? 

E' proprio vero quanto scrive Giorgio Israel nel suo articolo:
"se si pretende di fare dell’affettività una materia curricolare e di insegnarla come le leggi della chimica, l’esito è inevitabile: la materia diventerà “scientifica” e non sarà tanto l’esposizione di vedute differenti quanto l’educazione alle tecniche per conseguire il massimo “benessere”, con relativa sparizione della questione morale".
Genitori, occhi aperti!

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