sabato 28 aprile 2012

Seguimi!


Domani si celebra la Giornata Mondiale delle Vocazioni....

Chi è il chiamato? E' un uomo come tutti gli altri, che vive le stesse esperienze e che ad un certo punto della propria esistenza avverte il bisogno di chiarire la propria strada e la propria identità. Così comincia un cammino, che si potrebbe paragonare ad una scalata, armato di pazienza, preghiera e soprattutto volontà, il chiamato comincia a percorrere i sentieri di Dio, facendo l'esperienza dell' "essere condotti".... Non è più lui che   decide, che programma che mette in atto le proprie idee.

Il chiamato deve lasciare che l'Altro che pian piano lo abiti interamente, lo plasmi, lo purifichi con il suo Amore e lo inondi della sua luce.  E la vita del chiamato si trasforma, egli comincia a capire che il senso della sua esistenza è scritto nella profondità delle proprie esperienze che si possono comprendere solo alla luce di Dio.
Dio lo nutre, con la sua parola, con i Sacramenti, con le persone che gli pone accanto, non lo abbandona nemmeno quando tutto sembra oscuro e difficile. Egli è il Buon Pastore che insegna ad essere pastori, ad essere conformi a Lui, conformi fin dove? 

Joseph Ratzinger nel 1970 diceva: “la croce è e rimane il fondamento e il continuo centro del sacerdozio cristiano che può trovare il suo compimento soltanto nella disponibilità del proprio io per il Signore e per gli uomini”.
La croce è dove conduce il Buon Pastore, non per rimanervi crocifissi e morti, privi di vita, ma per ricevere da essa l'esempio dell'amore estremo, per essere amore come Dio è Amore. Il Sacerdote, il Consacrato, devono essere specchio del Crocifisso-Risorto! Uomini che camminano nella storia con le proprie piaghe anche sanguinanti, ma che da esse sanno trarre la salvezza per tutti, in fondo questo è l'unico compito che Gesù affidò ai suoi discepoli! Amarsi per testimoniare l'amore, amare per abbattere la paura!

Quale paura?
Paura di un domani incerto, di un giudizio spietato, paura di essere soli, paura di sbagliare....
No! Niente paura! "Io ho vinto il mondo...."

Se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo


“Internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce? Perché solo quando si vedrà il Suo Volto e si udirà la Sua voce, il mondo conoscerà la “buona notizia” della nostra redenzione. Questo è il fine dell’evangelizzazione e questo farà di Internet uno spazio umano autentico, perché se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo”

Giovanni Paolo II

Solamente ho amato come mi è stato possibile


All'interno del volume “Lettere di condannati a morte della Resistenza europea, che raccoglie le ultime righe scritte da coloro che si opposero al regime nazista e fascista, c'è una lettera che mi ha colpito particolarmente, è di Aldo Mei, un giovane sacerdote. 

Quando si pensa a quell'infausto periodo storico sono molti a puntare il dito sul presunto "silenzio" della Chiesa.  Eppure, come dimostrano queste brevi righe, la Chiesa c'era. 

Anche noi eravamo lì al fronte, a soffrire e patire, a morire...ma questo non lo dirà mai nessuno. 

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4 agosto 1944

Babbo e mamma, sono sereno in quest’ora solenne. In coscienza non ho commesso delitti. Solamente ho amato come mi è stato possibile. Condanna a morte. 1° per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salva l’anima. 2° per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti: aver nascosto la radio.

Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio, io che non ho voluto vivere che per l’amore. Dio è amore e Dio non muore. Non muore l’Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. Ho già sofferto un poco per loro… E’ l’ora del grande perdono di Dio. Desidero avere misericordia; per questo abbraccio l’intero mondo rovinato dal peccato. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita in riparazione di tanti peccati.

Conservatevi tutti nella grazia del Signore Gesù Cristo – perchè questo solamente conta quando ci si trova davanti al maestoso passo della morte – e così tutti vogliamo rivederci e starcene indissolubilmente congiunti nella gioia vera e perfetta della unione eterna con Dio in cielo.

Aldo Mei, 32 anni, sacerdote 

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venerdì 27 aprile 2012

Dal Necronomicon alla necrofilia...ovvero, bizzarre leggi egiziane



In tutto il mondo avere rapporti sessuali con un cadavere è necrofilia, ed è un abominio. Tuttavia in Egitto, paese a maggioranza islamica, molto presto questa aberrante pratica potrebbe diventare legale.
Ce lo dice il Daily Mail.
In sostanza si potranno avere rapporti sessuali con la propria consorte entro sei ore dal decesso.
Alla inquietante legge è stato dato l'altrettanto grottesco nome di "Rapporto d'addio". 

Qualcuno, data l'assurdità della notizia, ha avanzato l'ipotesi che si tratti di una bufala. Non sarebbe una novità, ma, sapete com'è, oggi come oggi c'è da aspettarsi di tutto...anche simili follie. Vedremo...

Nell'attesa permettetemi di augurare agli sposini egiziani un bel "finché decomposizione non vi separi...", non si sa mai.

giovedì 26 aprile 2012

L'attrazione è una questione di Bellezza


Il Bello chiama, attira a sé, è amabile, si  offre, viene incontro.
La Bellezza è appello, offerta, avvento dell’Altro.
Le pecore del tuo gregge ti riconoscono così come quelle che prevengono da altri recinti, perché sei Bellezza che attrae a sé.

Bel Pastore, aiutaci a comprendere che come uomini di Chiesa possiamo essere bravi, ma che la bravura non attira nessuno se non per quel breve lasso di tempo che intercorre tra noi e colui che, più bravo di noi, ci sostituirà…
La Bellezza invece innamora e l’Amore è per sempre.
Ciò che attrae, da sempre, è la Bellezza. E la Bellezza sei Tu.

mercoledì 25 aprile 2012

"Quasi amici"...ma de che? Veri amici!



Nel 2009 scrissi un articolo intitolato "Terminologia menzognera: il vocabolario del falsario",  riflettendo sull'astuto processo di edulcorazione messo in atto dall'atteggiamento politically correct tipico del nostro tempo. 

Ci ho ripensato ieri mentre finivo di vedere "Quasi amici" un carinissimo film francese uscito a febbraio nelle sale cinematografiche italiane. Cercavo su Youtube la colonna sonora di Ludovico Einaudi quando ad un tratto mi sono imbattuto nel vero nome del film...Intouchables, ovvero Intoccabili. 

Mi sono domandato per l'ennesima volta, "perchè?" Perché questo malsano bisogno di giocare a nascondino con le parole, perché nascondere la realtà dei fatti e occultare ciò che solo in apparenza può risultare indigesto? Perché ogni richiamo a qualcosa che fa soffrire deve essere cancellato, abolito, rigettato?

"Quasi amici", è un titolo a dir poco ridicolo e chi ha visto il film lo sa bene. Non c'entra niente, assolutamente niente! 

“Intouchables” era il titolo francese, ed era il titolo giusto. Intoccabili...come i due mondi apparentemente lontani del ricco e aristocratico Philippe, e di Driss, ragazzo di periferia appena uscito dal carcere. Intoccabili come Vivaldi e gli Earth, come la dizione perfetta e lo slang, il tight e la tuta. Intoccabili come le categorie di chi giudica senza vivere, come le incolmabili distanze create dal pregiudizio

Eppure due intoccabili, quali sono un paraplegico bisognoso di tutto ed un giovane sbandato e rassegnato al vivacchiare, possono incontrarsi nel baratro delle loro solitudini e scoprirsi più vicini di quanto si creda. Veri amici e non quasi amici; profondamente bisognosi l'uno dell'altro. 

Il senso del film è di straordinaria importanza: è l'amore che colma ogni distanza, che fa rinascere la voglia di vivere agli sfiduciati, la speranza in un presente luminoso ai disperati e in tutti l'incrollabile certezza che niente in fondo è perduto.  Altro che "Quasi amici"!

In rete c'è un mondo che cerca Dio


All'incirca due mesi fa ho caricato sul mio account di Youtube un filmato intitolato "Se esiste Dio, perché tanto male nel mondo?".  In poco tempo ha iniziato, in modo virale, a fare il giro della rete italiana. 
C'era da aspettarselo considerandone la la simpatia e l'immediatezza! 

Ciò che più mi ha meravigliato di questa incredibile girandola di condivisioni non è stato il numero di visualizzazioni ottenute, per carità, alto considerando da quanto poco tempo è in circolazione (ad oggi più di 34.000), quanto piuttosto il dibattito sorto intorno al filmato. Quasi 300 commenti di ogni tipo: di approvazione, di disapprovazione, di critica feroce. Dibattiti, diatribe, tentativi di spiegazione, e tanto, tanto altro.

Di video nel mio canale ce ne sono un centinaio, di questi però solo due hanno suscitato simili reazioni. Si tratta di filmati apertamente provocatori che inducono lo spettatore a riflettere su problematiche inerenti la cosiddetta teodicea (esistenza e conoscenza di Dio, attributi divini, creazione, provvidenza, problema del male etc..). 

Anche nel secondo caso (che poi sarebbe il primo in ordine cronologico), quello relativo al video che ha per protagonista un giovanissimo Albert Einstein versione scolaretto, intitolato "Se Dio esiste, da dove viene il male?", si è verificato lo stesso fenomeno. Ben 500 commenti di ogni tipo a riprova che l'uomo non è affatto indifferente a Dio, alla sua esistenza e a ci che ne consegue.
  
Tanto poco mi è bastato, due filmati di pochi minuti, per convincermi ancora di più che nel mondo, come nel web che poi è uno specchio del mondo stesso, c'è una umanità nient'affatto indifferente al discorso su Dio, che ama farsi domande importanti, che non vive con passività la propria vita, che sa interrogarsi su problemi grandi perché ha sete, una sete immensa di Infinito, di Bellezza, di Verità.

A buon evangelizzator poche parole!

Il cervo simbolo del Cristo e del cristiano


Strano animale il cervo, bello, agile, discreto, mansueto, sfuggente, misterioso. I miti e le leggende di tutti i popoli ne parlano attribuendogli particolari caratteristiche. 

Non è raro trovarlo in una certa iconografia cristiana laddove il più delle volte indica la sete del credente che anela alle sorgenti d'acqua viva del Cristo, come recita il Salmo 42 "Come la cerva anela ai corsi d'acqua così l'anima mia anela a te, Dio". 
Simbolo del cristiano dunque, ma anche dello stesso Cristo vittorioso sul male come attesta l'iconografia ispirata agli scritti di alcuni antichi filosofi e scrittori greci come Plinio ed Eliano

Sembra infatti che il cervo fosse acerrimo nemico dei più letali serpenti e che per stanarli fosse solito riempire la bocca d'acqua versandola nella tana con un potente soffio. Una volta fuori i rettili venivano calpestati ed uccisi. L'allusione al trionfo del Cristo su satana è evidente. 
Il Cristo che schiaccia il serpente ricorda Genesi 3,15, mentre il soffio che annienta il nemico è un chiaro riferimento a 2Ts 2,8 "Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta".

Il parallelismo Cervo/Cristo è legato anche ad un'altra caratteristica di questi animali, all'annuale rigenerazione del palco delle loro corna. Ogni anno, nei periodi compresi tra gennaio ed aprile, il cervo perde il palco per poi rigenerarlo verso il mese di luglio. Tale segno di rinascita è stato spesso associato al concetto di Resurrezione.

Una ricca tradizione agiografica è, infine, legata a questi animali. Li troviamo nella vita di Sant'Eustachio, Sant'Uberto (da cui la celebre immagine dell'amaro Jägermeister), Sant'Abbondio da Como, San Corrado di Piacenza, San Donaziano, San Lamberto, San Meinhold, San Procopio da Brema, Sant'Osvaldo, Sant'Egidio abate, Santa Ida di Herzfeld e la Beata Ida di Toggenburg. 



domenica 22 aprile 2012

Biancaneve e le intuizioni dei fratelli Grimm


Maximiliano Cattaneo ha recentemente dedicato un bell'articolo su LaBussolaQuotidiana.it alla fiaba di Biancaneve, mettendo in risalto interessanti particolari sul celebre racconto dei fratelli Grimm. 

Quanti hanno mai notato che la matrigna di Biancaneve non ha un nome? 
Questo aspetto è estremamente interessante. E' senza identità. L’intuizione dei Grimm sembra essere che quando una persona si dà al male, allontanandosi dal bene, perde la sua identità, perde il suo nome; come il ricco epulone della parabola evangelica, spersonalizzato da una dissoluzione che lo ha privato dell'umanità.

Biancaneve cammina nel bosco mentre le fiere le passano accanto senza farle del male. Il creato riconosce l’antico ordine. Non vi ricorda Isaia 11 e 65? 
I nani sono sette (numero molto particolare...un richiamo ai 7 Sacramenti?) e, pur essendo lei una principessa, le insegnano a svolgere lavori umili, a servire (l'importanza della diakonia). Essi la avvisano del fatto che la sua nemica sarebbe presto arrivata a minacciarla, quindi, le comandano di non far entrar nessuno. Biancaneve disobbedisce per tre volte a quest’ordine (anche questa volta un numero che non appare casuale), e per tre volte cade sotto la tentazione della matrigna che si traveste e si presenta alla porta della casetta dei nani. Una straordinaia metafora della tentazione diabolica. 
Biancaneve scende, poi, in uno stato di morte dal quale solo un principe innamorato della sua bellezza riesce a svegliarla. Sembra immediato il riferimento a Cristo, amante della bellezza dell’uomo che con amore libera la sua creatura, gli ridona vita, l'attira a sé, la sposa.

Questi giorni è nelle sale un film sulla fiaba dei fratelli Grimm, diretto dall’indiano Tarsem Singh. La chiave interpretativa e le variazioni apportate dagli sceneggiatori sono davvero interessanti. I nani, ad esempio, sono gli esclusi del villaggio, i brutti, i non voluti, eppure saranno loro a salvare Biancaneve. Un bell'insegnamento, considerando i tempo che viviamo! Biancaneve, inoltre è una nobile che non si vergogna di servire dei farabutti, dai quali imparerà a giocare la vita in prima persona.  Felice intuizione anche il prezzo che la matrigna dovrà pagare per tutti i malefici compiuti nel corso della sua vita: una mortificazione per la sua vanità, che è al tempo stesso evidenza del suo malessere spirituale.

Un film da vedere, una fiaba da rispolverare. Sempre che non siate troppo cresciuti e sappiate ancora farvi piccoli come bambini!



Una porzione di pesce arrostito...


La grande gioia può non farti credere a ciò che vedi, perché va oltre ciò che hai davanti, come quando dinnanzi a qualcosa di impensabile e straordinariamete bello dici "no...dai...non può essere vero!".

Gesù allora richiama alla realtà e chiede quello che tu hai di pronto: una porzione di pesce arrostito. Lui prende e mangia quello che è tuo per dirti:
 "Sono qui, mi interessa ciò che è tuo. Non importa cosa sia, purché sia tuo. Questo ti permette di conoscermi. Dammi ciò che ti appartiene.Se tu vedi che lo faccio mio, magari ti convinci che sono proprio Io che vengo a te". 

Il dubbio, poi, in un contesto di speranza, può avere un risvolto positivo. Può aiutare a percepire bene, a distinguere, creando il salutare desiderio di andare più in profondità. Non è la passiva accoglienza ciò che permette di conoscere Gesù! 

Ciò che accade lungo la via, ciò che vivi con gli altri, può darti l'opportunità di riconoscere il tuo Signore. Lui cammina con te. Ma i tuoi occhi per vederlo hanno bisogno di perdere la loro opacità. 

Se tu cerchi il Dio potente, straordinario, che risolve tutte le cose, ti precludi la possibilità di riconoscerlo. Il Dio che ti appare è un uomo crocifisso. E se ti mostra le sue mani e i suoi piedi feriti è per ricordarti che la vita nuova passa attraverso la sua umanità consegnata all?Amore, si genera nella donazione di sé che arriva alle estreme conseguenze. Non esiste un amore più grande che quello di dare la vita per i propri amici. 
E tu fino a che punto stai donando la tua vita?

giovedì 19 aprile 2012

Un Volo in picchiata


Che la trasmissione "Volo in Diretta" condotta da Fabio Volo non decollasse, ce lo avevano detto già le statistiche, ma che potesse cadere tanto in basso non ce lo saremo mai aspettati. Altro che volo...una vera caduta in picchiata! 

Mentre il programma di ieri mercoledì 18 aprile stava per terminare, il presentatore introducendo una tematica molto seria come quella degli incontri che possono cambiare la vita, ha sommariamente raccontato la conversione di Paolo Brosio, evidenziandone in modo sarcastico gli aspetti più dolorosi.

Dopo aver espresso tutto il suo scetticismo per la vicenda, dando per altro dell'allucinato al povero giornalista (che per inciso non ha mai detto di aver visto la Madonna), ha iniziato un'intervista di pessimo gusto nientepopodimenoche con la Vergine Maria, o meglio con un'attrice travestita da Madonna. Il gelo.
La "gag", tra l'altro, non faceva per niente ridere.

Diversi spettatori hanno così assistito, tra l'incredulità ed il disgusto, ad uno dei momenti più osceni e bassi della storia della televisione italiana. Quello andato in onda ieri è stato un gesto blasfemo assolutamente ingiustificabile che ha ferito la sensibilità di molti credenti. 

Da un ragazzo intelligente e profondo come Fabio Volo, che visitando Santuari e Basiliche in giro per il mondo scrive su twitter il suo bisogno di raccogliersi in preghiera, francamente ci saremo aspettati un pizzico di rispetto in più.

Qui: http://goo.gl/wj8wt (minuto 22)

mercoledì 18 aprile 2012

Bellezza e Web cattolici: quale connubio?



Stamattina leggendo questo articolo di p.Max Granieri riflettevo sul mondo del web cattolico.

Come si fa a definire la cattolicità di un sito senza emettere una sentenza inappellabile? Come si possono stilare classifiche o assegnare premi? 

Talvolta davanti a siti e blog che si definiscono cattolici, mi domando se sia veramente quello il volto della nostra cattolicità. E mi rammarico.

Amo la Chiesa Cattolica e mi piace perché è Bella, perchè EK-KALEO mi chiama a sé, mi attira perché KALOS, Bella, di una bellezza irresistibile, della stessa bellezza del Cristo. Per questo quando non vedo Bellezza, non posso vedere Dio. 

Non tutto ciò che oggi viene detto "cattolico" può dirsi bello, non tutto attrae, anzi il più delle volte respinge. Si può essere veri apostoli, annunciare con franchezza la Verità, proclamare con zelo la Parola, facendo emergere il volto Bello della Chiesa. Questo è a mio avviso il segreto del successo del cristianesimo da secoli, il nostro biglietto da visita.

La Bellezza autentica è nature, senza trucco, semplice, acqua e sapone diremo oggi...senza artifici. Spesso la si trova nascosta in un angolo, in attesa. E' discreta la vera Bellezza, non ha bisogno di pubblicità, non fa marketing, si autopromuove, non aspira alla notorietà perché ha già Tutto, sa accontentarsi di ciò che è e col solo fatto di esserci, senza tante parole, rende gloria a Dio. 

domenica 15 aprile 2012

La fede: il dono che anticipa l'esperienza e cambia il modo di toccare la vita




«[...] Noi pensiamo che la fede sia il prodotto di un'esperienza che una persona fa. Che solo dopo che hai vissuto certe cose puoi iniziare a credere. Invece la fede è un dono che anticipa l'esperienza. Non, toccare per credere, ma credere per toccare.  La fede è un dono che cambia il nostro modo di toccare la vita, di vivere l'esperienza [...]. La fede anticipa la nostra esperienza.  Questa è la più grande conversione [...]».

don Luigi Maria Epicoco

via http://youtu.be/igqknVBvWaY

sabato 14 aprile 2012

Ri-conosciuti


Il voler essere riconosciuti è desidero ambiguo. Da un lato esprime l'orgoglioso bisogno di far emergere a tutti i costi il proprio io, dall'altro è espressione di quel semplice e quantomai naturale bisogno d’amore che tutti ricerchiamo.


Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che abbiamo un senso, che abbiamo un valore. Che tenga lontano da noi il nulla.

L’orgoglio ci spinge a credere che possiamo darci da noi quel valore. Che bastiamo da soli ad amarci. Tragico errore. Chi ama solo se stesso ama un bastardo che l’abbandonerà nel momento del bisogno.

Sappiamo bene chi siamo. Per questo sentiamo il bisogno di essere Ri-conosciuti: non solamente conosciuti, qualcosa di più. Come quando guardi qualcosa, e poi torni a guardarla perché ti ha colpito. 

Abbiamo bisogno di Qualcuno che ci ripeta eternamente "sei prezioso ai miei occhi ed io ti amo". Forse è la sola cosa che vogliamo, La sola cosa che veramente vogliamo. 



mercoledì 11 aprile 2012

Pietre ribaltate...


[...]Cari amici, anche oggi il Risorto entra nelle nostre case e nei nostri cuori, nonostante a volte le porte siano chiuse. Entra donando gioia e pace, vita e speranza, doni di cui abbiamo bisogno per la nostra rinascita umana e spirituale. Solo Lui può ribaltare quelle pietre sepolcrali che l’uomo spesso pone sui propri sentimenti, sulle proprie relazioni, sui propri comportamenti; pietre che sanciscono la morte: divisioni, inimicizie, rancori, invidie, diffidenze, indifferenze. Solo Lui, il Vivente, può dare senso all’esistenza e far riprendere il cammino a chi è stanco e triste, sfiduciato e privo di speranza
[...]
La fede in Lui trasforma la nostra vita: la libera dalla paura, le dà ferma speranza, la rende animata da ciò che dona pieno senso all’esistenza, l’amore di Dio [...].

Benedetto XVI - Castel Gandolfo - Udienza Generale 11 aprile 2012

Quanta tristezza quando ci si dimentica di Gerusalemme



Alcuni giorni il dolore è così forte da anestetizzare il cuore, da non permettere di riconoscere che il Signore della vita è vicino. Ci si ferma con troppa facilità ad una croce per la morte e non per la vita.

Come i due discepoli di Emmaus ci si affretta a fuggire da Gerusalemme, dalla croce e dal sepolcro. La sofferenza fa paura. Fa ancora più paura quando non si comprende che è stata redenta, che la morte, la sua più estrema conseguenza, è stata vinta. Allora subentra la tristezza. 
Si è tristi ogni volta che ci si dimentica di Gerusalemme, o quando pensando ad essa ci si ferma ad una croce ed un sepolcro sigillato. No, Gerusalemme è una croce e un sepolcro vuoto! 

I due discepoli tristi parlavano tra loro di quello che era accaduto, del pietoso epilogo di quella storia in cui, a modo loro, avevano creduto. 
Gesù nelle vesti di un pellegrino si fa loro prossimo, si dimostra interessato a quei discorsi ciechi. Ascolta la storia della sua crocifissione, lui, che l'ha vissuta. Egli però, è già oltre e lo dimostra con la sue presenza discreta. E' lì ed essi non comprendono.

Allora Gesù li schiaffeggia con la Parola, li rimprovera per scuoterli dal torpore. 
Dov'è la vostra fede? Non ricordate le profezie e i discorsi fatti? Possibile che il dolore vi abbia resi così ciechi? 

Occorrerà fermarsi, sostare un attimo lungo il cammino per riflettere e comprendere. 
Un gesto semplice, un ritorno di cuore. Un pane che si spezza e le scaglie cadono dagli occhi come briciole sulla mensa. Gesù sparisce, la fede rinasce.

E dopo il tanto parlare per la via, nel silenzio di un'abitazione, diviene chiaro ciò che l'attaccamento al dolore aveva loro impedito di vedere: Gesù è davvero risorto!

martedì 10 aprile 2012

C’è un misterioso "Big Bang" all’origine del cristianesimo


Lo chiamano Big Bang. E' quell'inspiegabile momento in cui tutto ha avuto inizio: la luce, la vita, gli universi, ogni cosa che conosciamo. Un istante, un momento in cui tutto ha avuto inizio. Senza quel momento niente avrebbe avuto senso perché tutto sarebbe stato niente, nulla, buio, oscurità.

Dal buio, dal nulla, con forza dirompente l'universo, i multiuniversi, hanno visto la luce, sono venuti alla luce. 
Venire alla luce, nascere. La vita è frutto di questo scontro tra buio e luce. Anche noi veniamo alla luce, tutto viene alla luce, tutto ciò che vive, tutto ciò che esiste.

C'è poi un altro evento storico analogo al Big Bang, altrettanto rivoluzionario. Anch'esso ha comportato come effetto un radicale cambiamento dell'Universo. E' la Resurrezione di Gesù. Un istante altrettanto inspiegabile del quale da secoli si cercano, invano, le prove. 

Un sepolcro si chiude. Le speranze del mondo sono rinchiuse in una fredda tomba scavata nella roccia. E' buio. Buio fitto per tutti. E' buio per coloro che per anni lo hanno seguito. E' buio per coloro che lo hanno ascoltato. Buio perfino per coloro che da lui sono stati guariti. Tutto è buio e tutto tace. Sembra essersi spenta la luce del mondo, soffocata da quegli stessi uomini che era venuto a salvare. 

Poi un'esplosione di luce, un lampo improvviso e inatteso. Un corpo che scompare. Mille giustificazioni, ancora troppo umane. "Lo hanno portato via", mormorano alcuni. La fede è ancora accecata dalla paura. Eppure quella promessa così oscura fatta prima di morire: "dopo tre giorni risusciterò", comincia lentamente a definire i suoi contorni. E se fosse vero?  Poi l'incontro, gli incontri, i testimoni. Gioia, corse folli. Allora era tutto vero. Doveva risorgere il terzo giorno. Lo ha fatto. Ha vinto la morte! Perfino l'ultimo nemico dell'uomo ha perso la sua battaglia. 
Niente è più come prima. Ora c'è speranza per tutti, per tutti!

In quel giorno, dall'oscurità, ci è stata data una nuova luce. La morte si è trasformata in vita, ogni tenebra è stata rischiarata. Perfino il tempo si è dilatato spalancando orizzonti di eternità. 
Sì, c’è un misterioso "Big bang" all’origine del cristianesimo.


Dall'Omelia di Benedetto XVI in occasione della Veglia Pasquale 2012

[...]La luce rende possibile la vita. Rende possibile l’incontro. Rende possibile la comunicazione. Rende possibile la conoscenza, l’accesso alla realtà, alla verità. E rendendo possibile la conoscenza, rende possibile la libertà e il progresso. Il male si nasconde. La luce pertanto è anche espressione del bene che è luminosità e crea luminosità. È giorno in cui possiamo operare. Il fatto che Dio abbia creato la luce significa che Dio ha creato il mondo come spazio di conoscenza e di verità, spazio di incontro e di libertà, spazio del bene e dell’amore. La materia prima del mondo è buona, l’essere stesso è buono. E il male non proviene dall’essere che è creato da Dio, ma esiste in virtù della negazione. È il "no".

A Pasqua, al mattino del primo giorno della settimana, Dio ha detto nuovamente: "Sia la luce!". Prima erano venute la notte del Monte degli Ulivi, l’eclissi solare della passione e morte di Gesù, la notte del sepolcro. Ma ora è di nuovo il primo giorno, la creazione ricomincia tutta nuova. "Sia la luce!", dice Dio, "e la luce fu". Gesù risorge dal sepolcro. La vita è più forte della morte. Il bene è più forte del male. L’amore è più forte dell’odio. La verità è più forte della menzogna. Il buio dei giorni passati è dissipato nel momento in cui Gesù risorge dal sepolcro e diventa, egli stesso, pura luce di Dio. Questo, però, non si riferisce soltanto a Lui e non si riferisce solo al buio di quei giorni. Con la risurrezione di Gesù, la luce stessa è creata nuovamente. Egli ci attira tutti dietro di sé nella nuova vita della risurrezione e vince ogni forma di buio. Egli è il nuovo giorno di Dio, che vale per tutti noi [...].

sabato 7 aprile 2012

Tutto tace, tutto è compiuto



Tutto tace. Scende il grande silenzio. L'ultima parola sulla croce è stata detta. Ora tutto è compiuto.

Nel sepolcro c'è un corpo che giace inerme e freddo. E' quello del Salvatore del mondo. Ma com'è possibile? Come può un morto salvare? 

E mentre la pesante pietra del sepolcro rotola, svaniscono tante speranze. Pianto, delusione. Ciascuno a casa sua. E' stato bello, ci abbiamo creduto. Oggi diremo, "è stato un grande", "è stato bello per quanto è durato", "ci abbiamo sperato, ma è andata male". 

Tutto tace. Tace tutto, come in questo surreale pomeriggio a Roma. C'è vento, pioggia eppure un misterioso silenzio avvolge la città. E' un silenzio imbarazzante. Nessuna campana, neanche un clacson, strade deserte, eppure domani è Domenica... Tutto è come paralizzato, in attesa. 
Sabato Santo, il giorno del silenzio e dell'attesa. Il giorno più paradossale dell'anno. 

Il corpo di Cristo è in quel Sepolcro, inerme, eppure è il Vincitore. Ha già vinto.
In questo giorno di silenzio, Gesù, però, non rimane inerte. Il grande evangelizzatore che tanto aveva parlato, (per alcuni anche troppo) pur tacendo continua la sua Missione. C'è ancora un popolo da raggiungere. Un popolo sterminato in attesa da secoli. 

Nello Sheol, negli Inferi, nel "luogo delle ombre" dove secondo la tradizione ebraica giacevano inerti le anime dei defunti; in quel silenzio, nel giorno del Grande Silenzio, la Parola di Dio si fa viva presenza. Scende in mezzo ad essi, si fa ad essi solidale...
La stessa Parola di Dio scende nel Silenzio, per dire all'abbandonato "E' finita la tua attesanon temere", e al timoroso "E' tutto finito, ci sono io". E' durato fin troppo quel buio, ora è tempo di Luce. 

La Luce venuta nel mondo e da essa non accolta, squarcia le tenebre degli Inferi e rischiara quel luogo di ombre, lo Sheol.  Poiché non c'è ombra senza una luce, ecco ora la stessa Luce per la quale esse esistono venire a loro. Fugge l'oscurità, e si riscoprono, e si ritrovano. E' festa grande!

Gesù continua la sua missione nonostante il suo corpo, inerme, giaccia su di una fredda roccia
Non è un giorno triste questo Sabato. Rinasce la vita, rinasce la speranza. Tutto è già compiuto e tra poche ore tutto sarà più chiaro.


Rai Uno - Maria di Nazareth - film in due puntate





Celebrazione della Passione del Signore 2012




giovedì 5 aprile 2012

Allora costrinsero un tale che passava



Riflettiamo oggi su una figura appena accennata nei vangeli Sinottici: Simone di Cirene.

Gesù è stato ormai condannato a morte, è un uomo privo di ogni dignità e per questo può essere oggetto di qualsiasi ingiuria.
Inoltre è costretto a portarsi la croce, o meglio il palo trasversale della croce, fino al Golgota dove vi sarà inchiodato.

I vangeli non ci parlano della Via Crucis, la accennano appena, eppure fanno riferimento a quest’uomo che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo. Cirene era una città nordafricana, molto probabilmente Simone era un ebreo della diaspora o un proselito. Ciò che è interessante è il verbo “costrinsero” che usa Marco (15,21).

Simone non avrebbe mai osato portare la croce di un condannato di sua spontanea volontà perché si sarebbe contaminato…. Per il Deuteronomio è “maledetto” chi è appeso ad un palo. Eppure si ritrova faccia a faccia, spalla a spalla con quest’uomo distrutto, bisognoso di tutto….

La sconfitta di Gesù si trasforma ancora una volta in occasione di conversione, classico nello stile di Dio, una situazione di estremo bisogno è l’occasione per Gesù di incrociare gli occhi di un uomo che forse, mai lo avrebbe fatto.

Cosa avrà pensato Simone lungo il tragitto? Avrà detto qualcosa a Gesù? Avrà assistito alla sua crocifissione? Non ci è dato saperlo: i vangeli sono sobri nel descrivere gli atteggiamenti personali dei personaggi, quasi a lasciare spazio alla libera immedesimazione di ognuno di noi in loro. E tuttavia si scorge una novità in Simone di Cirene, Marco lo definisce padre di Alessandro e Rufo, ciò significa che i due erano conosciuti alla prima comunità cristiana. Che Simone avesse riconosciuto in quel Condannato, Dio Onnipotente? E se ciò è accaduto, quale sarà stata la modalità? A noi la risposta…..

Una cosa è certa, se incroci nel tuo cammino Gesù Crocifisso, non potrai mai più essere lo stesso….

Novantaquattro semi



Il seme è già albero. il seme è albero che sogna un terreno fertile per potere crescere. E’ già tutto lì, basta nutrirlo. Quello che desidera è una possibilità.
L’albero cresce con la bruna terra, l’acqua, il sole. Un bambino ha pure bisogno di tutte queste cose, e insieme il caldo di una madre, la forza di un padre, l’amore. Un uomo non è che un bambino che ha avute queste cose, in mancanza delle quali cresce rattrappito e storto come un albero su una roccia. O non cresce affatto.

Gli embrioni morti qualche giorno fa a Roma erano semi lasciati in un sacchetto. Sul perché fossero lì non so: qualcuno frutto dell’amore, qualcuno dell’egoismo, o del caso. Non so neanche quanti fossero voluti e quanti la riserva di una procedura troppo arida, di una tecnologia che dell’amore di un padre e di una madre non può dire niente. Quanti sarebbero sbocciati? Quanti sarebbero rimasti dimenticati nel gelo o discretamente eliminati come si getta la semenza in soprannumero?

Nelle mie campagne si vedono tanti alberi che il gelo di quest’inverno ha ucciso, i rami senza gemme, le foglie dei sempreverdi brune e torte. Quello che ha invece ammazzato quegli uomini-che-sarebbero-potuti-essere è stata la mancanza di gelo.
Quanto siamo fragili.
Semi non nati dall’amore ma dalla tecnica; che non il vento, non la pioggia disperde, ma la mano di un uomo come loro.
Loro sono più della scienza che li ha generati. Più della speranza che li ha desiderati. Non sono nostri. Non dimentichiamoci dei nostri fratelli più piccoli e indifesi, i nostri semi.


Caro fratello embrione, voluto, ma non desiderato



Fratello embrione 

Fa freddo qui
e se avessi
abbastanza cellule
tremerei
abbandonato
non scelto
scartato
ignorato.
Fuori c’è il sole
o cosi m’han detto
e un corpo di madre
che non è la mia.
Ero voluto
ma non desiderato
adesso attendo
un Destino buono.
Se sarà per me
il vetrino impietoso
o l’oblio
ricordatevi
di vostro fratello
che sognava
nel buio gelido
farfalle d’azoto.

(Berlicche)

mercoledì 4 aprile 2012

Cos'è la Verità?



La riflessione di oggi si sposta su un altro dei personaggi centrali della Passione: Pilato.
Egli rappresenta Roma e quindi rappresenta la Legge ed il diritto, è il burocrate, chiamato a governare, a giudicare ad essere L’imperatore in persona.
Per questo motivo, quando gli viene consegnato Gesù, credendo di avere difronte uno dei tanti malfattori gli pone le classiche domande da giudice, in base alle accuse dei capi dei sacerdoti.
Ma accade qualcosa di strano: si rende conto che quell’Uomo è diverso da tutti quelli che ha incontrato, quell’uomo parla diversamente, il suo “sguardo” è diverso.
Pilato si rende conto che Gesù ha in se “qualcosa” che lo tocca dentro profondamente, come se fosse lui ad essere analizzato dal Nazareno e non il contrario.
E per una volta nella sua vita va in crisi, è costretto a incontrare se stesso, a prendere coscienza delle sue debolezze, delle sue angosce e della sua paura. In questo contesto la maschera del burocrate romano non funziona più.
Spinto da questa inquietudine arriva a chiedere a Gesù : “Che cos’è la verità?” (Gv 18,38)
Ma Gesù che rispetta la libertà dell’uomo tanto da andare a morire, non gli risponde….E’ Pilato stesso che deve arrivarci. Ma la conversione non accade…. La maschera prevale e l’inquietudine di Pilato scivola via nella bacinella dove si lava le mani per non scegliere. La logica umana ha vinto.
Capita tante volte lo stesso nella nostra vita, circostanze, momenti in cui siamo messi a confronto con la nostra umana debolezza e fragilità e dobbiamo scegliere se accoglierla facendo cadere le maschere o rifiutarla lavandoci le mani.
Scegliere se essere Gesù o Pilato….

martedì 3 aprile 2012

Satana entrò in lui....



Oggi vi invito a leggere attentamente il Vangelo che la liturgia ci propone. (Gv13,21-33,36-38)

Siamo in un contesto simile a quello di ieri, una cena, e tuttavia il significato è di tutt’altra natura.
Si nota subito che gli animi sono molto meno rilassati. Sembra quasi un’anticipazione del Getsemani.

Davanti al tradimento di Giuda l’umanità di Gesù è scossa e nel frattempo emerge la falsa sicurezza di Pietro.
L’attore principale però qui è un altro, Satana, che muove le circostanze per la fine imminente di Gesù.
Satana entra in Giuda. E Gesù dice: “quello che devi fare fallo presto”. A chi? A Giuda o a Satana?
E’ lo stesso, l’uomo è libero di scegliere, in questo caso Giuda sceglie il male, ma il male per noi non è una categoria astratta, e Giovanni lo dice benissimo nel Vangelo, il male è Satana.

Gesù ci da l’esempio di lotta col maligno, non spavalderia come Pietro, che rimarrà impigliato nella rete diabolica, ma umiltà, preghiera e fiducia nel Padre. 
Sa che è il Padre che muove tutto e tutto rientra in un disegno divino superiore, la redenzione dell’uomo. Per questo, anche noi, davanti all’attacco di Satana, seguiamo l’esempio del Maestro, mite e abbandonato, non lasciamoci prendere dalla rivalsa (Giuda) o dalla spavalderia (Pietro), teniamoci stretti al Signore Gesù, fiduciosi nella provvidenza del Padre.

lunedì 2 aprile 2012

Eroine silenziose.....


Guardate bene la donna nella foto:
nel 2003 ha donato il midollo osseo al proprio figlio ammalato di leucemia, ieri le ha donato un rene. E a Simonetta Severi quante prime pagine dovrebbero essere dedicate?
Ma non gliene sarà dedicata nessuna....
Sono questi eroi sconosciuti e silenziosi a tenere in piedi il nostro mondo...

Don Camillo e l'odio di chi per viltà finge di non conoscere la verità



Dopo l’uscita del suo giornaletto, don Camillo si trovò solo.

Mi pare di essere in mezzo al deserto” confidò al Cristo. “E non cambia niente anche quando ho intorno cento persone, perché essi sono lì, a mezzo metro da me, ma fra me e loro c’è un cristallo spesso mezzo metro. Sento le loro voci, ma è come se venissero da un altro mondo”.
E’ la paura” rispose il Cristo. “Essi hanno paura di te”.

“Di me?”.

“Di te, don Camillo. E ti odiano. Vivevano caldi e tranquilli dentro il bozzolo della loro viltà. Sapevano la verità ma nessuno poteva obbligarli a sapere, perché nessuno aveva detto pubblicamente questa verità. Tu hai agito e parlato in modo tale che essi ora debbono saperla, la verità. E perciò ti odiano e hanno paura di te. Tu vedi i fratelli che, quali pecore, obbediscono agli ordini del tiranno e gridi: ‘Svegliatevi dal vostro letargo, guardate le genti libere: confrontate la vostra vita con quella delle genti libere!’. Ed essi non ti saranno riconoscenti, ma ti odieranno e, se potranno, ti uccideranno perché tu li costringi ad accorgersi di quello che essi già sapevano ma, per amor di quieto vivere, fingevano di non sapere. Essi hanno occhi ma non vogliono vedere. Essi hanno orecchie ma non vogliono sentire. Sono vili ma non vogliono che nessuno dica loro che sono vili. Tu hai resa pubblica una ingiustizia e hai messo la gente in questo grave dilemma: se taci, tu accetti il sopruso, se non lo accetti devi parlare. Era tanto più comodo poterlo ignorare, il sopruso. Ti stupisce tutto questo?”.
Don Camillo allargò le braccia.

“No” disse. “Mi stupirei se non sapessi che, per aver voluto dire la verità agli uomini, Voi siete stato messo in croce. Me ne dolgo semplicemente”.

(Giovannino Guareschi, La paura continua)

domenica 1 aprile 2012

Vegliate con me...



di p. Raniero Cantalamessa 
Domenica delle Palme  16-03-2008

[...] Di Gesù nell’orto degli ulivi è scritto: “Cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: ‘La mia anima è triste fino alla morte”; restate qui e vegliate con me’”. Un Gesù irriconoscibile! Lui che comandava ai venti e ai mari e gli obbedivano, che diceva a tutti di non temere, ora è in preda a tristezza e angoscia. Quale la causa? Essa è tutta contenuta in una parola, il calice: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!” Il calice indica tutta la mole di sofferenza che sta per abbattersi su di lui. Ma non solo. Indica soprattutto la misura della giustizia divina che gli uomini hanno colmato con i loro peccati e trasgressioni. È ”il peccato del mondo” che egli ha preso su di sé e che pesa sul suo cuore come un macigno.

Il filosofo Pascal ha detto: “Cristo è in agonia, nell’orto degli ulivi, fino alla fine del mondo. Non bisogna lasciarlo solo in tutto questo tempo”. È in agonia dovunque c’è un essere umano che lotta con la tristezza, la paura, l’angoscia, in una situazione senza via d’uscita, come lui quel giorno. Noi non possiamo fare niente per il Gesù agonizzante di allora, ma possiamo fare qualcosa per il Gesù che agonizza oggi. Sentiamo ogni giorno di tragedie che si consumano, a volte nel nostro stesso edificio, nella porta dirimpetto, senza che nessuno si accorga di niente. Quanti orti degli ulivi, quanti Getsemani nel cuore delle nostre città! Non lasciamo soli coloro che vi sono dentro [...].